"LA TRASMUTAZIONE DELL'ARTE"

La libertà dell’artista è lenta conquista di un esclusivo territorio mentale regolato dalle ferree norme del lavoro pittorico. Libertà dai moduli e dai codici ormai inceppati di una visione manichea del fare arte.

È necessario uscire dai confini limitati di uno stato delle cose troppo definito con una analisi acuta delle motivazioni dell’arte e del proprio essere artista.

Riprendere modelli linguistici precedenti ma non a livello di pura citazione bensì mediante l’attraversamento stilistico verso il luogo di una immagine volta per volta mutevole, fuori dalla possibilità di omologare i risultati se non mediante il riferimento alla tecnica.

Arte che si pone sul doppio crinale della transitività e della intransitività.

Nessuna improvvisazione ma calibrata coscienza linguistica, come punto d’approdo dell’immagine e prospettiva di piacere che costituisce la biologia dell’arte.

Un approdo che non significa fine del viaggio, ma passaggio attraverso lo stadio intenso della raffigurazione, che acquista così un’ampiezza insospettata, riuscendo ad includere dentro di sé tutti i contorni possibili senza alcuna limitazione.

L’opera diviene il luogo di movimento composto di impaginazione e scompaginamento di relazioni aperte e mobili che fondano il momento sfuggente della produzione.

Riflessione sui temi della trasformazione e della circolarità dei processi creativi.

Rilettura dell’universo che ci circonda – universo composto di oggetti, segni ed idee – per realizzare progetti che si coagulano attorno ad un tema o ad un pensiero dominante, dove l’aspetto evocativo si rivela sostanziale.

Oggi è possibile fare tutto perché il tutto non è più definibile come categoria.

In questo clima l’azione si concretizza non solo come superamento ma come possibilità fra le tante. Un quadro dura il tempo del dialogo del soggetto con gli strumenti del lavoro. Produrre allora è ascoltare, mormorare il linguaggio del di fuori, essere parlanti. L’artista colloquia con la materia per far nascere emotività plurali che si influenzano a vicenda.

Il rimando che emerge tra quanto pure palesemente differisce, deriva dal senso strutturale attribuito alla pittura, individuata ed accostata là dove è sola. Dove non offre soluzioni ma obbliga ad incessanti domande.

Il percorso, il modo di rendere possibile l’ideazione ha questo inizio, un principio che non rimane solo alle spalle ma continuamente avanza e quindi non si pone come remota origine, ma come sempre rinnovata esigenza.

Una interrogazione intensa non più mascherata da giustificazioni sociali o morali, nella coscienza del lavoro che si produce.

L’atto artistico deve essere sempre più interno a se stesso, fondato su un linguaggio autonomo, dentro il perimetro mentale in cui avviene la ricerca.

 

Scomposizione e ricomposizione nell’essenzialità della matrice ancestrale.

Un’arte di apertura del pensiero verso i processi di creazione e di lettura, seguendo vettori metafisici derivanti da simmetrie arcane.

Percorsi lungo universi paralleli rivelano la varietà nell’unità, un continuum spazio-temporale ed una nuova rappresentazione dell’attualità.

Nell’Athanor fluttua lo spirito del mondo e lo spirito della vita, di cui l’artista deve essere in grado di impadronirsi per far pulsare la materia e superarla, attraverso una nuova figurazione escatologica, un segno di impronta fenomenica ed una gestualità sublimata.

Gli alchimisti chiamano trasmutazione il cambiamento o l’alterazione degli elementi, in modo che non sembrino più simili a quelli di prima, avendo acquisito diverse qualità ed un’altra forma di essere tanto interiore che esteriore. Il processo abbraccia simultaneamente il corpo, la psiche e lo spirito, per dare origine al caos.

Le immagini non perdono il loro significato originario, ma ci avvertono che il senso, che la risposta ai nostri perché è da ricercare oltre quello che noi vediamo ed osserviamo in quell’istante e generano un corto circuito che mette in stretto rapporto il pensiero dell’autore con quello del fruitore.

La trasmutazione in seguito alla variazione delle intime energie proprie di ogni sostanza ed alla loro rinascita, conduce alla scoperta di nuove relazioni e colui che crea diviene “l’iniziato” capace di rappresentare la forza vitale trasmutata in opera.

L’alchimia è scienza immaginaria nel senso che mette a fuoco procedimenti sorprendenti, registrando impulsi ideali e tensioni liberatorie della psiche.

 

L’autenticità dell’utopia è vivere attivamente questo processo come trasformazione creativa che si proietta con simbolica corrispondenza nello stesso corpo del mondo.

Operare simultaneamente una metamorfosi esterna della materia fisica ed una attiva mutazione interiore di colui che faticosamente realizza l’opera.

Per l’artista contemporaneo l’alchimia conserva il fascino di un paradigma mitico nel quale si rispecchiano le difficoltà nonché i felici esiti della ricerca creativa.

L’opus nasce dal travaglio per restituire l’artefice, una volta compiuta, al travaglio iniziale.

Le trasformazioni psichiche corrispondono a quelle della materia. Manifestazioni in continuo divenire della vita e dell’universo.

 

Dalla tenebra si genera la luce, dall’informe la forma, dalla divisione l’unità, dal contrasto dei contrari l’armonia. Il processo dell’arte trova il proprio esito e la propria configurazione a più livelli: da quello fisico dei materiali trattati, a quello visivo ed armonico delle forme, a quello ideale dello spirito.

Espressione paradigmatica di un sistema di pensiero che ha come punto centrale di riferimento una concezione ciclica del tempo ed una visione dinamica delle attive possibilità di realizzazione. La forma è essa stessa un simbolo. Da un livello puramente metaforico si oscilla fino a quello di una pratica specifica: pratica inscindibile dalla consapevolezza teorica e simbolica.

 

L’azione muta ontologicamente le sostanze, le trasforma nella loro essenza e si riflette nella scelta dei materiali, nell’implicito confronto della composizione con l’idea dell’artista ed infine nel “segreto” che deve avvolgere il suo compimento.

Con l’informale si rinverdisce l’antico parallelismo di arte e alchimia: dal caos inerte della materia alla sua animazione nella forma nuovamente dinamica ed in qualche misura drammatica.

 

La chimica ermetica si propone di sostenere con i suoi vitali riferimenti le metamorfosi di un’arte sempre in trasformazione e sempre uguale a se stessa, nell’utopia di un riscatto condotto dalla fantasia sulla quotidianità.

Il linguaggio dell’immagine ha il compito di guidare e facilitare il fruitore nell’intelligenza dei contenuti che vengono nel complesso rappresentati.

Ogni forma costituisce l’eccellente medio mnemonico ed ordinatore tra il passato ed il presente, ovvero tra l’indicibile ed il manifesto, tra soggetto ed oggetto.

L’immaginario, sia figurativo che plastico si discosta, in conseguenza del carattere esoterico della sua memoria che non è strutturata, dalla pura generalizzazione e partecipa al concerto misterioso del simbolo.

La ricerca viene rivolta alla decifrazione e conoscenza delle leggi nascoste della Natura e delle norme che ne governano il moto trasmutatore, mantenendo nell’incessante flusso del molteplice l’”essere” dell’Uno.

 

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